Tenetevi le ghiande, lasciateci le ali

Notizia dell’ultim’ora quella di un preside che nega simboli e preghiere ai bambini della sua scuola a Palermo, appellandosi al parere dell’Avvocatura dello Stato assurta, per l’occasione, al ruolo di legislatore.

Ho espresso volutamente e provocatoriamente su facebook una mia opinione sulla scelta avventata e sbagliata del preside e puntualmente e legittimamente sono arrivate critiche più o meno argomentate.

Ci scrivo due cose su questa vicenda.

Signore benedici il cibo che stiamo per prendere, fa che ce ne serviamo sempre bene e provvedi ai poveri” questa è la preghiera che recito prima di ogni pranzo dalle scuole medie, se non ricordo male me l’ha insegnata un professore molto devoto di Sant’Antonio molto conosciuto in paese. E’ un’abitudine di molte famiglie cattoliche la recita della preghiera prima di ogni pranzo, c’è chi lo fa in silenzio, chi in comunità, si ringrazia e si dedica un pensiero a chi non vive la nostra condizione di benessere (anche se inzialmente ho pensato che quest’ultimo fosse solo un modo per scaricare a Dio il pensiero dei poveri!).

Rimango sempre scosso quando scorgo l’intensità che esprime una persona quando prega, sia essa un cattolico o un musulmano o chiunque altro, lo reputo un momento di grande interiorità ed emotività, la preghiera è uno di quei momenti che spazza via le mille incertezze e i tanti dubbi sulla mia fede e sulla fede in genere.

Trovo sbagliato e per certi versi una costruzione senza sostanza il provvedimento del preside che vieta preghiere e simboli ai bambini senza aver sentito i genitori e, pare, senza aver ricevuto lamentele da questi. Perchè negare? Perchè censurare?

La laicità dello Stato e delle strutture pubbliche mi si dice….è meglio dedicare quel tempo ad altro, alla storia o alla geografia aggiunge qualcun altro.

Un Presidente del Consiglio non molto tempo fa ha affermato che l’uomo che ha cariche pubbliche giura sulla Costituzione e non sul Vangelo. Affermazione ed atteggiamento ineccepibile. Non è vero però che la nostra Costituzione sia contraria all’esercizio delle fede, anzi.

L’esercizio della fede religiosa è uno degli elementi che segna la profondità dell’animo umano e del genere umano, parimenti, nel contempo, anche l’esercizio di chi non ha fede e vive altrimenti la propria interiorità.

Il preside ha il dovere di garantire, nella sua scuola, la crescita culturale e sociale di ogni bambino, sia esso cattolico, mulsulmano, induista o ateo, deve trovare i modi e i metodi per aiutare tutti e non vietare, non censurare. La scuola non è un luogo arido ma è il luogo di elezione della crescita sociale, culturale e anche interiore dei bambini. La scuola non è un ufficio pubblico dove si stampano le carte d’identità. A scuola si diventa uomini e donne.

Molta della mia cultura di sinistra viene da quella cristiana e cattolica, l’attenzione per lo straniero, per chi vive in condizioni peggiori delle mie, per una società in cui il rispetto per l’altro è posto alla pari di quello per se stessi.

Mi dispiace per quei “kompagni” che, ormai disorientati dal fallimento di un’ideologia e dalle contraddizioni insite nel far convivere il proprio benessere e i mille compromessi nella propria vita con le idee che hanno letto da sempre, si affidano a un ideologismo senza valori, mi dispiace per i materialisti che per affermare le loro convinzioni cercano di impedire agli altri di praticare le proprie.

Caro preside mi dispiace per lei, ha mancato un’occasione.

In quanto a voi, noi ci teniamo le Ali.

lpg